Terminato lo spoglio del voto europeo, a Bruxelles iniziano i “giochi” politici sia per tessere le nuove alleanze dell’Europarlamento, sia per la nomina del presidente della Commissione. E per oggi sono già tre gli appuntamenti nella capitale belga: la Conferenza dei presidenti del Parlamento Ue, il summit del Ppe e, nel tardo pomeriggio, il Consiglio europeo straordinario, a cui sono stati convocati i capi di Stato e di governo.
Tre appuntamenti – Tra le varie decisioni da prendere dopo il voto europeo, c’è anche quella relativa al destino dei cosiddetti “spitzenkandidat”, cioè i candidati di punta dei partiti europei candidati alla presidenza della Commissione. Il primo appuntamento, comunque, nella mattinata di martedì, è quello della Conferenza dei presidenti del parlamento europeo con presenti tutti i capigruppo più il presidente dell’Assemblea uscente. Il secondo impegno in agenda è il summit del Ppe che vede anche la presenza di Silvio Berlusconi mentre l’ultimo impegno riguarda il Consiglio europeo straordinario alla presenza dei Capi di Statoe di governo (compreso, ovviamente, il premier italiano, Giuseppe Conte).
Il successore di Juncker – In ogni caso, la discussione più urgente e delicata, che rischia seriamente di innescare un braccio di ferro fra Europarlamento e Consiglio europeo, è quella relativa alla designazione del successore di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione europea. Il dibattito rischia di innerscarsi più sulle modalità che sulle persone.
Ppe e socialisti non hanno più la maggioranza assoluta – Per quanto riguarda i candidati di punta dei due partiti europei più forti (Manfred Weber per il Ppe e Frans Timmermans per i Socialisti) pesa l’emorragia di voti subìta dai rispettivi gruppi politici (circa 40 seggi in meno per ciascuno), anche se sono restati il primo e il secondo dell’Assemblea. Inoltre i due gruppi insieme hanno perso la maggioranza assoluta, e, dunque, hanno bisogno di formare un’alleanza politica almeno con i Liberali dell’Alde e possibilmente anche con i Verdi: sono queste, infatti, le due formazioni europeiste premiate dagli elettori. In questo modo sarebbe possibile marginalizzare le forze sovraniste ed euroscettiche (fortemente in ascesa soprattutto in Italia, in Francia e nel Regno Unito, oltre che in Ungheria e Polonia) e limitarne la capacità di influenza sul lavoro legislativo dell’Europarlamento.
I possibili nomi – Il nome del futuro presidente della Commisisone, comunque, non deve necessariamente appartenere alla “famiglia” politica europea con più seggi (in questo caso il Ppe), ma piuttosto piuttosto deve essere capace di raccogliere un sostegno maggioritario fra le forze politiche dell’Europarlamento sulla base di un programma convincente. E da questo punto di vista, i nomi in grado di raccogliere consenso, sono quelli dell’olandese Frans Timmermans o della liberale Margrethe Vestager (anche se Macron potrebbe proporre un outsider come Michel Barnier, capo negoziatore per la Brexit).