In questo Paese ci sono tre milioni di lavoratori poveri, soprattutto giovani, donne, operai. Gente che lavora e non ce la fa a tirare avanti, che si spacca la schiena con lavori precari, nei cantieri, sulle biciclette in mezzo al traffico. Milioni che si aggiungono a chi il lavoro non lo trova, a chi l‘ha perso, a chi ha rinunciato a cercarlo, per disperazione e non per pigrizia.In questo Paese abbiamo vissuto un trentennio tondo di politiche tutte concentrate sul contenimento salariale e sulla distruzione delle garanzie del lavoro.Parlare di salario minimo dunque è un fatto di civiltà, una questione di minima ragionevolezza, in un contesto sociale abbruttito, disgregato.Parlare d’altro è malafede, fumo negli occhi, l’ennesima guerra che si vuole agitare fra poveri, fra ultimi e penultimi.Serve è come un salario minimo e serve un minimo garantito a tutti, che ridistribuisca una parte degli extra profitti di alcuni sulla maggioranza del Paese, che segni una linea sotto la quale non si può andare.La linea della dignità e del rispetto.
Il salario minimo è un provvedimento necessario, ai lavoratori e alle loro famiglie va garantito il diritto ad un’esistenza libera e dignitosa così come previsto dalla Costituzione. Il governo valuti concretamente la possibilità di introdurlo
Con il salario minimo si tutela la vita delle persone. L’inflazione alle stelle ha fatto perdere potere contrattuale alle famiglie e per questo motivo fare un figlio è diventato quasi un’utopia. Con uno stipendio adeguato alle prestazioni lavorative fornite si potrebbe far fronte ad una situazione che sta diventando drammatica
Adesso serve condurre in maniera decisa questa battaglia di civiltà. Tutto il sindacato di base è compatto nell’affrontare i problemi con i quali i cittadini sono costretti ogni giorno a fare i conti e quella per l’introduzione del salario minimo è una sfida da vincere .