Chi può permetterselo si arrangia da sé. È il dato che emerge con maggiore forza dal settimo rapporto sul servizio sanitario nazionale redatto dalla Fondazione Gimbe . Le 200 pagine del report certificano lo stato di crisi della nostra sanità a colpi di dati, grafici e tabelle. Ma nel rapporto di quest’anno si disegna il piano inclinato su cui sta scivolando un servizio che oramai non può dirsi universale. La scarsità di risorse per la sanità pubblica non è una novità e anche quest’anno il Gimbe lo denuncia. Ma è come se la coperta corta, a forza di tirare, si fosse strappata aprendo buchi che si allargano a vista d’occhio.
L’allarme arriva dalla spesa sanitaria privata, salita del 10% tra il 2022 e il 2023. Nel 2023 la spesa out-of-pocket pagata direttamente alla cassa per visite specialistiche, ricoveri e farmaci ha superato i 40 miliardi di euro, secondo i dati raccolti dalla Fondazione. È un incremento di oltre il 10% rispetto al 2022, pari a quello accumulato negli otto anni precedenti. Tra il 2012 e il 2022, prima del grande balzo, la stessa voce infatti era cresciuta dell’1,6% l’anno in media e già non c’era nulla da festeggiare. Ancora più velocemente sale la cosiddetta «spesa intermediata», cioè le assicurazioni sanitarie private e le mutue ormai previste anche dai contratti collettivi di lavoro: in assoluto vale poco più di 5 miliardi ma fa segnare un più 12% da un anno all’altro. L’Italia dunque rimane al di sotto della media Ocse e Ue nella spesa sanitaria pubblica (3.600 euro l’anno contro 4.200 pro capite) e viaggia decisamente sopra la media per quella privata (1.100 in Italia, 900 in media nei Paesi Ocse e Ue). L’impennata offre un quadro persino riduttivo delle disuguaglianze di salute: accanto a chi paga di tasca propria per aggirare le inefficienze del Ssn aumentano infatti le persone che non riescono più a curarsi per mancanza di risorse o per difficoltà di accesso ai servizi. Erano il 6% prima della pandemia e oggi secondo l’Istat rappresentano quasi l’8% della popolazione, cioè 4 milioni e mezzo di persone.
Ci dicono che gli italiani che non hanno sufficienti risorse economiche rinunciano a curarsi.
Tutti gli altri devono mettere soldi di tasca propria per fare visite ed esami
Avanzeremo proposte di tutela del Servizio sanitario trovando coperture in una patrimoniale che tassi le grandi ricchezze: Meloni dovrà scegliere se tutelare ancora una volta le tasche dei super ricchi o la salute degli italiani