Sono tante le discriminazioni sui luoghi di lavoro e a volte è difficile difendersi. Ci sono discriminazioni contro le donne; discriminazioni per l’altezza, perché si è troppo bassi; per questioni razziali, per il colore della pelle; perché si è vittime di handicap; per ragioni religiose, sindacali o politiche; per le proprie preferenze sessuali; ma quella che va forte in questi periodi è la discriminazione per età, anche se ci sono delle leggi che lo impediscono. Basta leggere gli annunci di lavoro e non solo da parte di aziende private: Senato, trenta posti di assistente parlamentare, età non superiore ai 42 anni; sempre Senato, dieci posti di consigliere parlamentare di prima fascia, età non superiore ai 35 anni; Camera dei deputati: collaboratori tecnici, età non superiore a 40 anni; Comune di Solofra (Avellino): concorso per un posto di comandante della polizia locale, età non superiore a 41 anni. E la lista potrebbe continuare.
A.S.La COBAS ha detto basta e hanno appena inviato un ricorso alla Commissione europea a Bruxelles e alla Corte di Giustizia di Lussemburgo. Oggetto: violazione del diritto comunitario in tema di discriminazione ai danni dei cittadini da parte dello Stato italiano. I capi dell’accusa, sottoscritta nominalmente da un gruppo di over 40-50 rimasti da tempo senza pensione e senza lavoro, sono pesanti: violazione dei diritti previdenziali, mancato controllo e repressione delle offerte di lavoro pubbliche e private contenenti la discriminante della barriera dell’età anagrafica. “Alla lettera abbiamo allegato due documenti
Uno contiene esempi di provvedimenti di prepensionamenti, un altro su cd in cui sono riportati 150 esempi di annunci discriminatori in base all’età e esempi di annunci anche pubblici (di Camera e Senato) con le stesse discriminazioni.
Nella denuncia si fanno anche i nomi di Alitalia, regione Sicilia, Banca d’Italia per pensionamenti spesso in deroga (sotto i 57 anni). Eppure, oltre alla Costituzione e alla Carta europea dei diritti, ci sono leggi e decreti legge che dovrebbero impedirlo. Due per tutti: il decreto legislativo 276 del 2003, articolo 10, in attuazione della legge Biagi; il decreto legislativo 216 del 2003, art. 1, attuazione di una direttiva europea sulla parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro.
In Italia e in Europa è severamente vietata qualsiasi forma di discriminazione, in particolare per l’età, eppure sembra che le leggi siano fatte per essere infrante. Dure le penalizzazioni per chi vi incappa: subire trattamenti pensionistici diseguali, soprattutto verso aziende di gran nome che ottengono invece trattamenti di favore; sbattere, nei bandi pubblici e privati per le assunzioni, contro la barriera dell’età, che ormai si è abbassata ai 40 anni. Che fare? “La disoccupazione dei giovani è molto alta ma la disoccupazione in età matura è più alta numericamente di quella giovanile: ciò fa ritenere che l’insistenza su quel tema sia solo demagogia e opportunismo e non una seria visione della realtà.
Servono soluzioni. Per i giovani, ma anche per i lavoratori maturi (over 40-50-60) espulsi dal mondo del lavoro, che si trovano a piedi e non riescono a reinserirsi per sanare la loro situazione.
A.S.La COBAS, oltre a denunciare e a lanciare l’allarme sociale, rivela anche delle cifre: “Nella terra di nessuno ci sono 1,5 milioni di persone mature senza lavoro e rassegnate, più dei giovani. Sono disoccupati e scoraggiati, irritati per essere trattati come rottami e come zavorra”.