Giorgio Napolitano parla di “rischi di eversione”, ma non si riferisce alla eversione costituzionale in atto del governissimo partitico e di quello sindacale confederale connesso: CGIL-CISL-UIL. Si preoccupa del dissenso popolare e sociale che le politiche della troika europea e nazionale possono provocare. La stessa preoccupazione che hanno i nostri governanti, chi sfrutta la cosiddetta “crisi” per arricchirsi, la polizia, le multinazionali, i vertici della UE, ma anche quelli consociativi CGIL-CISL-UIL. La parola d’ordine è assicurare la “concordia” e la “pace sociale” tra chi si arricchisce e chi muore di fame.
A questa “pace sociale” delle classi dominanti, i leader dei tre sindacati confederali assicurano il loro sostegno, mettendo fuori gioco la democrazia sindacale sui posti di lavoro (pubblici e privati), il conflitto di classe, i sindacati conflittuali; più in particolare, i diritti costituzionali e storici dei lavoratori.
A.S.La COBAS chiede il sacrosanto diritto dei lavoratori a scegliersi la propria rappresentanza, la cancellazione della riserva del 33% nelle elezioni RSU alle sigle confederali, l’assenza dei contenuti di ogni contrattazione (solo chi ha diritto a contrattare), la garanzia dei diritti (salario, ritmi, ferie, ecc.) di 1° livello (nazionale) e salariali/normativi (integrativi) di 2° livello.
Ma anche la “esigibilità” degli accordi stipulati a maggioranza; cioè essi si estendono tassativamente a tutte le sigle sindacali (minoritarie o non ammessi al tavolo di trattativa). Vi è dunque una selezione preventiva delle sigle: partecipa al tavolo solo chi accetta preventivamente l’accordo che verrà. La sigla che non li accetta “a priori” non ha titolo per contrattare. Di più sono previste sanzioni per gli inadempienti, in via diretta anche per i leader delle liste che dissentono. Una legge successiva sancirà questo sopruso. E’ la fine del conflitto e del pluralismo sindacale, sostituito dal monopolio confederale consociativo. Ma anche la fine degli accordi separati, formalmente ancora possibili (caso FIAT-FIOM). Anche la garanzia di un eventuale referendum di ratifica dei lavoratori sugli accordi siglati viene reso indefinito ed incerto. Dunque una amputazione ancora più marcata della democrazia sindacale sui posti di lavoro e dei diritti sindacali e costituzionali dei lavoratori.