Lo scorso mese di ottobre, l’azienda aveva avviato la procedura di mobilità per il licenziamento di 78 dipendenti su tutto il territorio nazionale, di cui 31 esuberi solo allo stabilimento di Villa Santa Lucia.
In quella circostanza l’A.S.La COBAS aveva chiesto pubblicamente alla Reno De Medici l’applicazione per due anni del contratto di solidarietà nell’attesa di una possibile ripresa del mercato, per lavorare meno, ma lavorare tutti e senza licenziamenti.
Purtroppo la Nostra proposta non è stata accolta e ad oggi , dopo che 13 dipendenti hanno aderito alla mobilità volontaria (quei Lavoratori che si avvicinavano alla pensione), sono 19 i licenziamenti a rischio che potrebbero arrivare entro il mese di marzo, quando sarà finita la cassa integrazione straordinaria.
Si aggrava dunque il quadro occupazionale allo stabilimento di Villa Santa Lucia: non sono bastati all’azienda 13 volontari.
Con la “dieta dimagrante” prospettata da Carrara (proprietario dell’azienda) si ridurrebbe drasticamente il numero degli occupati . «Assolutamente inaccettabile – sentenzia Luigi Perduti (A.S.La COBAS Cassino)–, tanto più che non si comprende da quali settori dovrebbero sgorgare gli esuberi.
In prima battuta, gli esuberi non potranno scattare automaticamente dalla fine di marzo 2015, in quanto l’azienda dovrà applicare i criteri previsti dalla legge 223/1991 (azianità aziendale, carichi di famiglia, reddito ecc..) e inoltre la Reno De Medici deve tener conto che eventuali licenziamenti ,privi del consenso degli interessati , vige l’art. 18 dello statuto dei lavoratori, in quanto si tratta di dipendenti assunti prima dell’entrata in vigore del JOB ACT.
Sulla scia di quanto sta avvenendo in altri stabilimenti,siamo certi che l’azienda non farà sconti e bisogna essere preparati.
L’ufficio legale dell’A.S.La COBAS è pronto ad impugnare i licenziamenti che potrebbero arrivare .
L’A.S.La COBAS invita l’azienda ad attingere a tutti gli ammortizzatori sociali possibili per tentare di far slittare nel tempo la questione degli esuberi, così salvando i posti di lavoro e sperando magari in una ripresa economica.
Infine sarebbe da valutare se i numeri manifestati dalla dirigenza corrispondono alle necessità e non si possa invece investire in alcuni reparti produttivi, trovando figure in grado d’integrare il lavoro proprio dove l’organico è più tirato.