Ancora tagli, questa volta tocca alla sanità pubblica di Napoli

 

È ufficiale, la parola d’ordine di questo ultimo periodo sembra essere davvero una sola: tagli. Dalla scuola pubblica alla sanità, non si salva nessuno dalla diminuzione dei fondi. Questa volta ad esserne interessato è l’ospedale più grande della Campania, l’ospedale Cardarelli di Napoli, dove entro giovedì prossimo verrà definitivamente approvato il progetto che reca il nome di “piano attuativo aziendale” già firmato dal direttore generale Rocco Granata , dal direttore sanitario Patrizia Caputo e dal direttore amministrativo Elia Abbondante.sanita naopoli

Il piano, che prevede l’eliminazione di alcuni reparti, l’accorpamento in dipartimenti e l’intercambiabilità tra il personale medico, è stato ideato tenendo presente ciò che viene espresso dal decreto Zucatelli, ed entrerà in vigore ufficialmente il 1 gennaio 2014;

In ogni caso, ciò che veramente ha fatto, e continua a far discutere su questo progetto, è l’abolizione delle pediatrie cominciata già lo scorso settembre con la chiusura di Chirurgia pediatrica, e che con l’arrivo del nuovo anno, conta di finire il “lavoro” sopprimendo anche la rianimazione pediatrica e la Pediatria che, in termini numerici equivale a 20 posti letto.

Reparti con relativi medici e personale sanitario, saranno trasferiti ad un’altra importante struttura ospedaliera napoletana, l’ospedale Santo Bono, specializzato proprio nella cura dei piccoli pazienti. Ma per “ospitare” l’intero reparto pediatrico del Cardarelli anche il Santo Bono dovrà rivedere e modificare la propria organizzazione interna, per capire quali spazi sarà disposto a dedicare al nuovo reparto di pediatria.

E non è finita qui, perché il progetto non riguarda soltanto il reparto dedicato ai bambini, ma anche la divisione di Chirurgia plastica, che dovrebbe essere accorpata al centro Grandi Ustionati, con posti letto assolutamente limitati; Genetica medica diverrà un tutt’uno con Anatomia e Istologia patologica, Pneumatologia sarà soltanto una, mentre le divisioni di medicina saranno ridotte da cinque a tre e ortopedia ancora di più, da tre a una soltanto.

Stretta conseguenza degli accorpamenti in dipartimenti, è anche l’unione dei budget , che se prima era relativo a ciascuna unità, adesso diventerà budget dipartimentale. Passando all’altro punto del progetto, cioè l’intercambiabilità dei medici, che riguarda Chirurgia 1 e 2 e della Chirurgia d’urgenza, il reparto sarà unico e interscambiabile per necessità delle chirurgie generali; stesso discorso vale per le medicine 1, 2 e 3 e medicina d’urgenza.

ASLa COBAS  non ha accolto positivamente questo nuovo progetto, al contrario, ha manifestato tutto il proprio dissenso nei confronti del piano, “Ormai che la sanità a Napoli fa schifo è cosa risaputa, ma che dovevano chiudere i reparti è una cosa che fa ancora più schifo”. E parlando di tagli, la reazione è sempre la stessa : “Tagli a chi? Sempre al popolo, alla povera gente, adesso addirittura alla sanità pubblica; mai che si sentisse parlare di qualche taglio alle “autoblu”.”

In realtà già a luglio scorso, quando c’era il rischio che Chirurgia pediatrica sarebbe stata chiusa, lasciando improvvisamente decine di bambini in lista d’attesa, sia per gli interventi urgenti che per i trasferimenti al Santo Bono per mancanza di macchinari, le persone si erano ribellate organizzando raccolte di firme contro la chiusura del reparto, e sui social network erano sorti gruppi pronti a farsi sentire in proposito, intitolati così: “Per tutti quelli che reputano vergognoso ed indecente che si voglia chiudere il reparto di terapia pediatrica dell’ospedale Cardarelli affollando il già saturo ospedale Santo Bono; così la sanità diventa privata iniziando a colpire la salute dei bambini”.

Questa voce è stata pubblicata in rassegna stampa e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.