Electrolux: IL RICATTO

La proposta dell’azienda e il no di A.S.La COBAS e degli altri sindacati. La task force per abbassare il costo del lavoro. L’incubo PoloniaElectrolux LAV

Per capire – anche stavolta – bisogna partire dai numeri. Che non sbagliano mai. Dice l’azienda: «La proposta prevede una riduzione di tre euro all’ora. In termini di salario netto questo equivale a circa 8% di riduzione, ovvero a meno 130 euro mese». Secondo Noi: «Electrolux ha proposto un dimezzamento dei salari (non l’8%, quindi il 50%, ndr) oggi in media di 1.400 euro (ergo: 700 euro al mese, ndr), la riduzione dell’80% dei 2.700 euro di premio aziendale, il blocco dei pagamenti delle festività, taglio del 50% di pause e permessi sindacali, stop agli scatti di anzianità».

Questa riduzione di tre euro l’ora è solo una parte delle richieste e tutto il resto non può non essere preso in considerazione. Chiede Electrolux – guidata dalla famiglia svedese Wallemberg – che per essere competitivi sui mercati globali bisogna portare la Polonia in Italia (dove il costo del lavoro è attorno ai 6 euro l’ora contro i nostri 24). Per riuscirvi ha proposto (anche) il congelamento per un triennio degli incrementi del contratto collettivo nazionale di lavoro e degli scatti di anzianità. Mentre ovviamente l’inflazione corre e depura il potere d’acquisto

 

LA TASK FORCE – Peccato perché proprio a Pordenone (dove insiste lo stabilimento di Porcia), la Confindustria locale aveva lanciato nei giorni scorsi un’innovativa proposta per abbattere il costo del lavoro di circa il 20% con una riduzione salariale vicina al 10% (non il 50%, beninteso). E aveva persino ipotizzato una zona manifatturiera e salariale speciale per combattere la delocalizzazione delle grandi imprese in crisi e per attrarre nuovi investimenti industriali. In un documento illustrato una settimana fa alcuni punti potevano essere terreno negoziale tra confederali e azienda: costo del lavoro, flessibilità degli orari, utilizzo ammortizzatori sociali, welfare integrativo, formazione e partecipazione dei lavoratori alle decisioni aziendali. Soprattutto in materia di flessibilità la Confindustria friulana chiedeva ai sindacati la possibilità di rivedere gli orari di lavoro e quindi di rinegoziare pause, riposi, utilizzo delle festività e inquadramento professionale. E aggiungeva due novità sul fronte degli ammortizzatori sociali: applicare veramente le norme che escludono chi rifiuta una nuova offerta di lavoro e prevedere che la nuova opportunità possa essere rappresentata anche da un impiego a tempo determinato.

LA POLITICA – Tutto per ora bypassato da questa inattesa prova di forza dell’azienda che induce il ministro dello Sviluppo Economico, il veneto Flavio Zanonato, a definire «una polemica strumentale» il suo ruolo (definito evidentemente troppo timido) nella vicenda: «Io non mi allarmo, sono figlio di operai e guardo agli operai e alle loro famiglie». Mentre spinge il governatore della regione Friuli, Debora Serracchiani, a dire: «Voglio che adesso il tavolo si faccia, che venga portata anche l’azienda e che non faccia un ricatto sulla pelle degli operai e della popolazione». Il presidente della Commissione Lavoro al Senato, Maurizio Sacconi aggiunge: «il management sembra davvero avere rivolto alle organizzazioni sindacali una proposta irricevibile perché slegata da un qualsivoglia piano industriale e fondata sul presupposto della chiusura del più importante stabilimento italiano». Nell’attesa circa 500 lavoratori della Electrolux di Solaro (Milano) sono ora in presidio con bandiere e striscioni davanti ai cancelli dell’azienda, in corso Europa. È stato indetto uno sciopero, che proseguirà per tutto il giorno. Mentre i sindacati metalmeccanici saranno ricevuti domani alle 15 al ministero dello Sviluppo economico per un confronto con il governo dopo la rottura delle trattative. All’incontro saranno presenti proprio il ministro Zanonato, un rappresentante della presidenza del Consiglio, l’amministratore delegato di Electrolux Italia e responsabile di tutti i siti europei della multinazionale Ernesto Ferrario, i presidenti delle quattro Regioni interessate al futuro degli stabilimenti italiani del Gruppo svedese (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Emilia Romagna).

IL LABORATORIO FLEXSECURITY – Dispiace soprattutto che questo braccio di ferro interessi proprio Electrolux che nel 2011 fornì materia per gli economisti e ai giuristi del lavoro per il suo accordo illuminante in ottica di ricollocazione. Nel 2011 per gestire un’altra complessa ristrutturazione (eccedenza di 700 addetti) l’accordo tra sindacati e azienda aveva previsto robusti incentivi all’uscita e al prepensionamento, un contributo all’auto-imprenditorialità di ben 37 mila euro e la garanzia aziendale per l’ottenimento di un fido bancario di 50 mila euro. In più l’Electrolux si era fatta carico di assistere l’operazione di ricollocazione del personale (in gergo outplacement) e di concedere aree per l’installazione di nuove attività che in cambio avessero assunto i lavoratori in eccedenza. Tempi passati.

 

Questa voce è stata pubblicata in LA PAROLA AI POLITICI, rassegna stampa, SERVIZI AI LAVORATORI e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.