In Fiat le iniziative sindacali diventano “simboliche” e compatibili allo “schema Marchionne”, già adottato dal governo Monti e influente sugli assetti politico-istituzionali presenti e futuri.
La “guerriglia giudiziaria” della FIOM (a impatto mediatico e scarsi risultati pratici separa un centinaio di iscritti di questo sindacato dagli oltre 5.000 addetti in Fiat e da quelli dell’indotto) è “sintomo e concausa” del disfacimento della FIOM stessa.
Il fallimento di Fabbrica Italia con il ripristino di FGA è un mero “escamotage” per rimandare di un anno i tagli occupazionali. Lo conferma la “divisione a spezzatino” dei reparti (addetti alla produzione Panda, rotazione su se stessi dei cassintegrati, mancata proroga della cigs per Nola e prossima esternalizzazione del reparto, lo scaricabarile degli addetti ex Ergom, la crisi dell’indotto ecc.).
Occorre mettere in moto una mobilitazione operaia indispensabile in Fiat e a livello generale.
Bisogna ricostruire idonei strumenti sindacali e politici all’altezza della situazione.