l piano Cottarelli sulla competitività prevede una serie di liberalizzazioni, parola truffaldina che sta per privatizzazione di tutto ciò che è pubblico e mira alla completa decimazione di ogni forza organizzata dei lavoratori. In questo quadro si inserisce l’idea di Confindustria di eliminazione dell’articolo 17 della legge 84/94 che consente ai lavoratori del Porto di Genova di rimanere organizzati in compagnia unica.
La legge 84/94 era già una legge pessima che diminuiva il potere e l’influenza della compagnia e soprattutto di tutti i lavoratori del Porto. Attraverso lotte durissime i portuali hanno comunque mantenuto la possibilità di avere come soggetto interno la Compagnia che poteva rimanere a tutela di tutti i lavoratori del Porto.
In questi anni la liberalizzazione dei porti, ovunque sia stata messa in pratica ha portato a diminuzione di tutele, salario e sicurezza. Il Porto di Genova, pur con tutte le difficoltà mantiene ancora un livello minimo di tutela per i lavoratori che il Governo Renzi e la confindustria intendono spazzare via.
La riorganizzazione dei porti non può basarsi su dati che non hanno riscontro nella realtà. Il Porto di Genova continua a movimentare merci con un incremento dal 2013 al 2014 del 4,8 %. Il traffico di merce nel 2014 arriva a 52 milioni di tonnellate. In questo scenario la professionalità degli addetti della Compagnia è fondamentale per tutti.
Con la riforma dei porti, che non seguirebbe il metodo dei porti del Nord ma seguirebbe la totale liberalizzazione come in Inghilterra si vogliono colpire i lavoratori che avranno solo meno tutele, minore salario e minore sicurezza. Ci guadagnerebbero solo i padroni e ci perderebbe l’intera città che si troverebbe priva di una delle sue aziende storiche con il suo carico di professionalità.
Tutti i lavoratori del porto non avrebbero nulla da guadagnare dalla scomparsa della Compagnia Unica, anzi avrebbero tutto da perdere. La gestione del porto e del suo lavoro collegiale da parte dei lavoratori dovrebbe essere una garanzia anche per quei lavoratori (terminalisti vari) che hanno minori tutele contrattuali.
Occorre quindi respingere i tentativi del governo contro la CULMV che non sono diversi dalle manovre contro tutti i lavoratori (jobs act e riforme sul lavoro) e sulle privatizzazioni. Per questo occorre che le lotte dei lavoratori portuali si saldino con le lotte di tutti i lavoratori di Genova come nella gloriosa tradizione operaia di questa città.
Il porto e i suoi lavoratori possono essere da collante per la rinascita di una città che non può morire di privatizzazioni, scomparsa del lavoro industriale e desertificazione della socialità nei quartieri.