La gestione dei quarantenni rampanti, la nuova generazione che “non può fallire” come dichiarava ieri tronfio il presidente del Consiglio Enrico Letta, è incappata in una ennesima brutta figura che sarebbe comica se non se inquadrasse nella tragedia del disastro economico – sociale dell’Italia, quale dimostrazione evidente di sperperi e malversazioni.
Il cosiddetto decreto salva – Roma è stato ritirato impietosamente dal dimesso, anziché tracotante come il solito, Franceschini: dentro c’era finito di tutto, dal finanziamento a Padre Pio, ai chioschi per le spiagge ma soprattutto la conferma del grande affare degli affitti dei palazzi di servizio per Camera e Senato.
Un affare che dura da tempo e che favorisce essenzialmente grandi palazzinari romani che hanno alle spalle i nomi più eccellenti dell’antica nobiltà nera, in una logica di allargamento che davvero trova poca giustificazione: Palazzo Marini, Palazzo Raggi, Vicolo Valdina, Piazza San Silvestro, Via di Santa Chiara, ex-Hotel Bologna, tanti luoghi, uffici, sale per riunioni in una misura eccessiva di cui adesso, a carte scoperte, si sono comprese le ragioni di acquisizione a uso dei due rami del Parlamento.
La sostanza di questo discorso è molto semplice: senza alcuna venatura qualunquistica, anzi da difensori dell’istituto parlamentare, non si può rimarcare come questo tipo di situazione suoni come un vero e proprio schiaffo in faccia alle condizioni di vita, drammaticamente peggiorate negli ultimi tempi, per la maggior parte dei cittadini italiani presi in giro, fra l’altro, con i 14 euro al mese di cuneo fiscale e menati per il naso con la storia dell’IMU, tanto per citare soltanto due casi.
Ritirato il decreto, sul quale naturalmente era stata posta la fiducia, dove finiranno i provvedimenti “da salvare”? Naturalmente nel democristianissimo decreto di fine anno, il famoso “Milleproroghe”.
Come avvio della generazione dei quarentenni che “non possono fallire” davvero, non c’è male: anche se, è bene ricordarlo i problemi son ben altri sul terreno economico, sociale, politico, di qualità della democrazia.
Problemi drammatici che riguardano prima di tutto la quotidianità del lavoro, della cassa integrazione, della disoccupazione di massa, delle pensioni al minimo, della sopravvivenza di interi settori sociali.
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