Renzi è un bluff che funziona così: fa annunci di destra per lanciare polvere agli occhi della destra, e nei fatti insegue riforme di sinistra e ogni sceneggiata del suo partito è più o meno concordata con Renzi stesso, perché dice loro che farà esattamente ciò che chiedono e vogliono nei fatti. I fatti però non si vedono. Le riforme tanto annunciate le nasconde, e nella realtà, quella vera, non si fanno, non ci sono.
Si guardi il Jobs act: è vuoto. Ed è esemplificativo del soggetto Renzi perché lui dice che la riforma contiene l’articolo 18 ma sa bene che, in Parlamento, c’è un testo immaginifico in cui l’articolo non c’è, come tutto il resto. Qualcuno lo dice, ma lo votano. E votano il nulla. E lo stesso Renzi fa in Europa. A lui serve dire che ha fatto la riforma del lavoro in Italia, e lo dice, la inventa, dice che stanno firmando in Parlamento (aveva detto tra l’altro che sarebbe arrivato a Milano con la riforma già fatta, ma gli deve essere sfuggito qualche passaggio), e la cancelliera Angela Merkel, che non capisce niente di economia (parole di Helmut Smith) e anche di politica , annuisce, dice che va bene, intortata pure lei, o meglio intortata dalla sua stessa paura, ancora prima che dalle bufale italiane.
Sì perché i detentori delle cariche dell’Unione da loro distrutta, quelli dell’austerità a costo di spennare tutti i popoli d’Europa, hanno paura. Si sente l’odore del terrore che hanno, adesso, per quello che hanno fatto con la politica economica immiserente più catastrofica del globo, e per quello che non sanno fare, cioè consentire la crescita. E la maestrina Merkel e Renzuccio bello hanno una fifa blu, e fanno bene ad averla, perché i disoccupati sono tanti, sempre di più, e la “sistemazione” dell’Europa della Merkel inizia ad essere rabbiosamente mal digerita (vedi gli scontri a Milano, mentre Renzi bluffava illudendosi di giocare il gioco europeo). L’Europa tedesca, questa Europa che vediamo, sarà spazzata via, e probabilmente porterà giù con sé tutta l’Unione Europea. Si sarebbe dovuto ricostruire e riprogettare, ma prima è necessario che chi ha messo la firma alla catastrofe se ne vada.
Posto che nel Jobs act non c’è scritto niente, e quindi non cambia niente, il bagno di realtà ce lo ha fatto fare il Fondo monetario internazionale (Fmi) che, anch’esso terrorizzato dal banco che salta, dice sì che “alle condizioni attuali, l’Italia non è un Paese con prospettive di crescita tali da potere avere un futuro economico non già radioso ma nemmeno sereno”, ma che “è saggio consentire alla politica di bilancio di giocare un ruolo nelle riforme strutturali”.
Già, è saggio, altrimenti l’Europa di Merkel e l’Italia di Renzi cosa mangiano?