Anni | Tasso di attività | Tasso di occupazione | Tasso di disoccupazione | |||
Stranieri | Italiani | Stranieri | Italiani | Stranieri | Italiani | |
Maschi | ||||||
2008 | 87,1 | 73,5 | 81,9 | 69,5 | 6,0 | 5,6 |
2010 | 85,1 | 72,3 | 76,2 | 67,0 | 10,4 | 7,4 |
Var. % | -2,4 | -1,7 | -6,9 | -3,6 | 72,9 | 32,1 |
Femmine | ||||||
2008 | 59,9 | 51,0 | 52,8 | 46,8 | 11,9 | 8,3 |
2010 | 58,7 | 50,2 | 50,9 | 45,6 | 13,3 | 9,2 |
Var. % | -2,0 | -1,6 | -3,5 | -2,7 | 11,8 | 11,4 |
Fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro LE TRANSIZIONI OCCUPAZIONALI La struttura panel della rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat permette di costruire matrici di transizione della condizione lavorativa delle persone intervistate a distanza di dodici mesi. I dati relativi alle transizioni avvenute tra 2008 e 2009 (tabella 2) mostrano per gli occupati stranieri, in confronto agli italiani, una minor frequenza di persone che rimangono nella condizione di occupato, una maggior probabilità di passare in stato di disoccupazione e una minore di uscire dal mercato del lavoro. Parallelamente, se consideriamo gli stranieri che nel 2008 erano disoccupati o inattivi, questi presentano, sempre rispetto agli italiani, una maggior quota di persone che nel 2009 erano occupate e disoccupate, e una più bassa percentuale di transiti o permanenze in condizioni di inattività. Nel complesso, gli stranieri mostrano una minore capacità di mantenere il lavoro, ma anche una maggiore probabilità di trovarne uno se disoccupati o inattivi. Una situazione che appare legata alla maggior flessibilità del lavoro straniero e ai minori ammortizzatori sociali e familiari a disposizione degli immigrati, che hanno meno possibilità di transitare o restare in una condizione di inattività. Tabella 2: Transizioni occupazionali nel mercato del lavoro italiano dei 15-64enni per sesso e cittadinanza nel 2008-09 (percentuali di riga)
CONDIZIONE NEL 2008 STRANIERI | CONDIZIONE NEL 2009 STRANIERI | |||||||
Maschi | Femmine | |||||||
occupato | disoccupato | inattivo | totale | occupato | disoccupato | inattivo | totale | |
occupato | 92,5 | 4,6 | 2,9 | 100,0 | 89,2 | 4,8 | 5,9 | 100,0 |
disoccupato | 32,7 | 51,8 | 15,5 | 100,0 | 29,2 | 30,8 | 40,0 | 100,0 |
inattivo | 13,3 | 8,3 | 78,5 | 100,0 | 8,5 | 7,7 | 83,8 | 100,0 |
CONDIZIONE NEL 2008 ITALIANI | CONDIZIONE NEL 2009 ITALIANI | |||||||
Maschi | Femmine | |||||||
occupato | disoccupato | inattivo | totale | occupato | disoccupato | inattivo | totale | |
occupato | 93,4 | 2,4 | 4,2 | 100,0 | 90,4 | 2,4 | 7,2 | 100,0 |
disoccupato | 26,7 | 39,9 | 33,4 | 100,0 | 22,8 | 30,7 | 46,5 | 100,0 |
inattivo | 8,0 | 6,1 | 85,9 | 100,0 | 5,1 | 4,3 | 90,6 | 100,0 |
Fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro. LE RAGIONI DELLE DIFFERENZE TRA ITALIANI E STRANIERI Tramite l’utilizzo di queste informazioni si è cercato anche di analizzare la possibile relazione tra transizioni occupazionali e variabili strutturali per l’intervallo che va dal 2006 al 2009. Le relazioni sono state analizzate sia negli anni “normali” che in quelli di maggiore crisi economico-occupazionale. (3) La crisi ha comportato, come è ovvio, un netto peggioramento della situazione: complessivamente la probabilità di perdere il lavoro è aumentata del 30 per cento tra il 2008 e il 2009 rispetto a quanto avveniva due anni prima. Particolarmente toccata è stata l’industria, in cui la probabilità di passare dalla condizione di occupato a quella di disoccupato è aumentata molto più che negli altri settori produttivi. Non sembra invece peggiorare, in termini relativi, la situazione dei lavoratori stranieri: il loro svantaggio rispetto agli italiani, che era del 30 per cento tra 2006 e 2007, è salito solo al 31 per cento tra 2008 e 2009. Una differenza minima, che mostra come sotto questo profilo la crisi economica non abbia comportato cambiamenti nelle modalità di funzionamento del mercato del lavoro italiano. Nell’anno di crisi, gli stranieri presentano anche una minore probabilità relativa rispetto agli italiani di passare dall’occupazione all’inattività. Un risultato che conferma un altro aspetto della maggiore fragilità della popolazione straniera nei confronti della popolazione autoctona: quest’ultima può infatti contare su una più solida rete sociale e familiare a copertura di periodi di inattività, in caso di perdita del lavoro. Nel complesso, invece, non si registrano differenze significative tra italiani e stranieri nel rischio di restare intrappolati nella disoccupazione. Un rischio che è molto più influenzato dall’età, dal livello di istruzione e dalla ripartizione di residenza che non dalla cittadinanza. In definitiva, la crisi sembra aver colpito nello stesso modo italiani e stranieri e non aver modificato gli svantaggi di fondoche caratterizzano la condizione degli immigrati nel nostro mercato del lavoro. Tutto ciò è ovviamente avvenuto in un contesto che ha visto un forte e complessivo peggioramento della situazione occupazionale, con una crescita della disoccupazione e una maggior difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro. Quello che non è cambiato è la distanza che separa gli stranieri dagli italiani, rimasta sostanzialmente inalterata durante la crisi. Ciò è sicuramente dipeso dal particolare impatto che la crisi ha sinora avuto sul sistema produttivo italiano, ma anche dal ruolo strutturale che il lavoro immigrato ha ormai all’interno della nostra economia.