La mancanza di un piano industriale da parte del Lingotto che garantisca l’occupazione e l’inattività dei governi Berlusconi e Monti hanno generato negli ultimi anni la chiusura della Irisbus, oltre metà della forza lavoro del Gianbattista Vico fuori dalla produzione della Panda e l’indotto, dai 316 del polo logistico di Nola alla Fma di Pratola Serra, alla Magneti Marelli, a rischio estinzione.
E’ evidente che l’utilitaria della Fiat, unico modello prodotto nel napoletano, assemblato con componenti che in gran parte arrivano dalla Polonia, non assicura il futuro delle tute blu campane.
Gli operai della Pcma, la cui unica missione attualmente sono i serbatoi del Ducato prodotto in Brasile, picchettano lo stabilimento da 15 giorni, la scorsa settimana l’azienda ha intimato a 150 dipendenti la comandata a lavoro a tempo indeterminato a cominciare da ieri, senza una turnazione che rispetti i tempi di lavoro, solo per far cessare le proteste. Per gli oltre 700 lavoratori dell’ex Ergom a luglio scadrà la cassa integrazione per ristrutturazione, probabilmente avranno ancora un anno di cig straordinaria ma è un tirare a campare senza futuro.
Nervi tesi anche a Pomigliano, dove le turnazioni sulle linee non arrivano per chi non è gradito all’azienda e allora c’è chi chiede di bloccare la produzione della Panda.
Oggi un gruppo di cassaintegrati e licenziati del Vico terrà un’assemblea ai cancelli della fabbrica: «I fatturati milionari di Marchionne e di tutta la dirigenza Fiat potrebbero anche aiutare i tanti cassaintegrati che non riescono ad arrivare a fine mese».