Sembra impossibile, ma è successo un’altra volta. Dopo gli stipendi tirati a sorte lo scorso mese tra gli 11 supplenti del liceo linguistico Rosmini di Grosseto, ci risiamo. Stavolta a raschiare il fondo (vuoto) della botte è toccato ad una scuola di Avigliana, in Piemonte. Il Dirigente Scolastico ha tenuto a sottolineare che i docenti non baciati dalla fortuna a questo giro saranno comunque i primi ad essere pagati quando arriveranno i soldi dal Ministero. Il Ministero, appunto. Che sta zitto e non commenta quello che, a mio modesto parere, non può considerarsi degno di un Paese civile. Ma la situazione delle supplenze rischierebbe di apparire comica se non fosse tragica.
Nel dettaglio: in molti Istituti dove i fondi scarseggiano e non è possibile sostituire un docente ammalato, con problemi familiari o quant’altro, i nostri ragazzi migrano quotidianamente, suddivisi in sparuti gruppetti, in altre classi, oppure entrano in ritardo o escono in anticipo, con conseguente, grave danno per le famiglie, costrette a “organizzarsi” per non lasciare soli i propri figli in ore normalmente scolastiche. Altre scuole tentano di supplire all’inconveniente “grattando” dalle ore di buco dei docenti presenti il tempo necessario a far da guardia a studenti non loro. Per evitare che la scuola diventi un semplice parcheggio invece che un luogo di apprendimento, in caso di mancanza del docente per più di 5 giorni per la scuola primaria e di 15 per quella secondaria (qualcuno può spiegarmi il perché di questo discrimine?) si ricorre comunque a personale interno alla scuola di pertinenza. Da qui in poi parte la ricerca di un “vero” supplente, che dovrebbe essere pagato dal Ministero. Dovrebbe… perché a quanto si legge scorrendo vari forum, blog, siti specifici su temi scolastici, alcuni (parecchi) precari e insegnanti saltuari lamentano il mancato pagamento addirittura dello stipendio del mese di settembre 2012.
Allora, ci chiediamo perché si spendano soldi e tempo in operazioni extra se neppure l’ordinario trova il giusto compenso.
Visti, per esempio, i malumori imperanti intorno al famigerato Test Invalsi e ai vari tentativi di boicottaggio da parte di studenti e docenti (si stima che nella scuola primaria il 20% si sia astenuto dalla suddetta Prova e nel giorno del test alle scuole medie secondarie di primo grado lo sciopero degli insegnanti ha reso “zoppo” lo svolgimento dello stesso), considerate le poco entusiastiche riflessioni riguardo la validità del Test da parte anche di personaggi illustri come il classicista Luciano Canfora, perché non veicolare tempo e – soprattutto – denaro a normalizzare una situazione a dir poco ridicola, ma altamente a rischio sociale, se solo si prova a immaginare con quale spirito e entusiasmo i supplenti in questione varchino ogni mattina le porte dei vari istituti ai quali sono stati assegnati.
E’ vero, da sempre si dice che quello dell’insegnante non è un semplice lavoro ma una missione, siamo d’accordo.
Stiamo, stiano attenti però a non farla diventare una “mission impossible”.