Piangono calde (finte) lacrime per le centinaia di morti nella fuga disperata da paesi devastati – con condizioni di vita disumane, frutto in un modo o nell’altro degli effetti del dominio imperialista internazionale -, ma sono lacrime di coccodrillo, buone per l’attimo televisivo, perchè subito si torna alla vita reale, per cui non se ne parla di modificare le norme per l’immigrazione e l’asilo, né naturalmente quelle della gestione dei permessi di soggiorno in relazione alla possibilità di dimostrare di possedere un lavoro “regolare” (le istituzioni Immigrati, anche quelle di Bologna, fanno passare mesi per il rinnovo del permesso di soggiorno e rilasciano il certificato di cittadinanza in tempi lunghi oltre i tempi previsti).
Servono, gli immigrati – eccome, se servono – per tenere in piedi il sistema di produzione capitalista internazionale/italiano; ma servono solo se mantengono determinate caratteristiche: devono essere ricattabili; devono essere espellibili in qualsiasi momento a discrezione di qualche autorità; devono essere disponibili a sopportare qualsiasi condizione di lavoro (dai campi di pomodori, ai ricchi magazzini della logistica e della grande distribuzione); devono essere invisibili sul piano sindacale e politico; devono stare in silenzio quando i padroni non li pagano come il CCNL impone (ciò che è avvenuto con le cooperative che agivano all’interno della Granarolo in barba alla legge 142 che regola i rapporti delle cooperative con i committenti), quando gli impongono orari di lavoro illegali, e quando li minacciano.
Invariate le norme sul permesso di soggiorno, spada di Damocle sulla loro testa, il rischio oggettivo di incappare sugli effetti di queste norme razziste sono evidenti come non mai nel caso in cui a questi lavoratori passi per la testa di dire basta a sfruttamento, soprusi, violazione di diritti, negazione della loro dignità. Se si lotta per affermare i diritti ed un accordo sottoscritto in Prefettura, ecco il Questore di Bologna annunciare in modo ricattatorio (al posto di darsi da fare per accorciare i tempi per i rilasci dei permessi di soggiorno) che ci sono 179 denunce che gravano sulla testa dei lavoratori e che questi rischiano di essere espulsi.
Di questa “fantascientifica” ipotesi stanno parlando i rappresentanti degli organi istituzionali quando annunciano ai media l’emissione di 179 denunce a carico di lavoratori immigrati per gli scioperi sul territorio bolognese degli ultimi mesi.
Denunce che si aggiungono alle cariche immotivate, ai processi, alle sanzioni amministrative, ad altre decine di denunce, in vari altri territori, là dove si sono avute le stesse lotte, per gli stessi motivi, con protagonisti sempre i proletari immigrati.
E’ la manifestazione di forza di questo stato, duro e implacabile con i deboli, ma comprensivo, quando non complice, con i forti di varia fatta.
Niente di nuovo per quanto ci riguarda, noi non crediamo alla imparzialità di questo Stato, né alla sua terzietà rispetto ai diversi interessi di classe in gioco.
Non ci aspettiamo altro che quanto sta effettivamente accadendo, qui a Bologna come in tutti gli altri territori.
Non possiamo però consentire a nessuno di fare affermazioni false e denigratorie nei confronti della nostra organizzazione e dei solidali con le lotte di questi lavoratori.
Il nostro impegno a fianco di questi proletari ha ragioni che vengono da lontano, che vanno ben oltre la contingenza odierna, e trovano nell’internazionalismo militante la sua ragione d’essere.
Non esistono, per quanto ci riguarda, differenze tra i proletari di qualsiasi paese, siano essi immigrati o autoctoni e lotteremo perché le stessi leggi dello stato li considerino in tale maniera. La loro condizione di classe è la nostra e ci accomuna nello stesso destino.
Chi siano i nemici veri, i falsi solidali, i cattivi consiglieri è chiaro a tutti, ai lavoratori immigrati in primo luogo.
Dimostrino, organi istituzionali, Prefetto, Questore, che abbiamo torto, che il sistema di cui sono rappresentanti funziona, non esclude, non sfrutta, non discrimina, non è razzista, diano ai lavoratori immigrati quanto è in loro diritto, impongano l’applicazione di quanto è stato concordato nelle loro stanze, tutelino e rispettino i loro diritti.
Non basterebbero queste elementari azioni a farci cambiare idea, ci vorrebbe ben altro, ma almeno potrebbero salvare la faccia.
Da parte nostra noi continueremo a sostenere i lavoratori nella loro sacrosanta lotta; la repressione non potrà impedirlo fino al riconoscimento delle loro/nostre ragioni.