Cresce in Italia l’allerta mobbing negli uffici e nei luoghi di lavoro. Lo dice l’A.S.La COBAS, ufficio per la Tutela di donne e minori di Roma,il Nostro Sindacato ha effettuato un’indagine intervistando 600 dirigenti delle risorse umane e del personale. Dalla ricerca in questione emerge che per oltre il 43% degli intervistati si tratta di eventi tutt’altro che sporadici. Nel 65% dei casi questi episodi avvengono in presenza di altre persone o dipendenti.
In generale si tratta di eventi che si verificano a prescindere da specifiche connotazioni come l’età, il genere o l’etnia: tuttavia il 40% delle vittime di bullismo in azienda sono donne e oltre il 23% giovani. Con percentuali minori si registrano atti di questo tipo verso le minoranze etniche (circa 7%), lavoratori diversamente abili (circa 5%), lavoratori con orientamento sessuale non ritenuto convenzionale (5,5%) e lavoratori con elevata anzianità (7,5%). Nelle maggior parte dei casi tali episodi si manifestano tramite pettegolezzi (53%), esclusione e boicottaggio intenzionale della persona coinvolta (oltre il 34%), svalutazione delle opinioni e critica continua (oltre 32%), svalutazione del lavoro svolto verso il management (31,5%), azioni aggressive verso i colleghi (oltre 23%), invasione della privacy altrui (circa il 12%).
Rispetto al passato per il 55% degli intervistati oggi prevale una maggiore tendenza a denunciare questi episodi. Nel 40% dei casi tali denunce avvengono tramite segnalazione alla direzione del personale, per l’11% attraverso il sistema di gestione delle segnalazioni (whistleblowing) e per circa il 9% tramite segnalazione alle rappresentanze sindacali. Rispetto a un evento così diffuso il 60% delle aziende ha predisposto strumenti di segnalazione anonima (sportelli di ascolto, whistleblowing) o di intervento (comitato etico, ombudsman) con cui gestire segnalazioni di episodi di bullismo o mobbing orizzontale. Circa il 20%, degli intervistati ha suggerito programmi di prevenzione del bullismo nei luoghi di lavoro e tra questi le principali attività riguardano: la diffusione di un codice di comportamentale (oltre l’80%), la formazione del personale sulle relazioni interpersonali mirate a prevenire il bullismo e il mobbing (47% circa), istituzione del processo di whistleblowing (42%).
“Lo scopo della nostra iniziativa era capire l’estensione del problema e, nel caso, farlo emergere, denunciarlo e renderlo visibile. Probabilmente, data l’ampiezza e la natura del fenomeno, è necessario adottare un intervento normativo mirato che definisca un perimetro di azione preciso con l’obiettivo di debellare definitivamente una pratica intollerabile e profondamente incivile, oltre all’individuazione di strumenti fattivi da realizzare insieme alle rappresentanze dei lavoratori e delle imprese. L’ A.S.La COBAS è pronta a fare la propria parte e fin da oggi si rende disponibile, anche nei confronti delle Istituzioni e del ministro del lavoro Marina Calderone, ad istituire un tavolo di lavoro per giungere ad una soluzione reale della questione.