Messi da parte gli ultimi scampoli delle ferie, i problemi che abbiamo lasciato sospesi si ripresenteranno tutti ed il Sindacato è impegnato a fare fino in fondo la propria parte per richiamarli all’attenzione, avanzare proposte (non escludendo clamorose proteste), richiedere impegni concreti per la loro soluzione.
Occorre che si affronti il tema del precariato nella pubblica amministrazione: in molte regioni il sindacato e le amministrazioni hanno già definito un percorso per la stabilizzazione come previsto dal decreto Madia. C’è tutto il tema della riprogettazione delle società partecipate e controllate, della valorizzazione dei loro dipendenti, in uno scenario molisano dove poco o nulla si sta facendo in proposito. Avvertiamo la diffusa preoccupazione per il tema della sanità, tra personale ridotto all’osso e riduzione dei servizi, duplicazioni che ancora persistono, integrazioni funzionali a rete unica del servizio sanitario regionale ibrida e non strutturata nè rispondente alle necessita del malato, tra assenza di una vocazione che metta al centro la medicina territoriale e un piano operativo contestabile e contrastato.
Noi pensiamo che il sindacato saprà ritrovare una comune analisi e fissare obiettivi aprendo una vertenza sanità con l’attuale amministrazione e con chi si candida a guidare la regione negli anni a venire. Certamente si aprirà una vertenza sulla fiscalità locale, anche per accompagnare l’iniziativa nazionale che verrà messa in campo questo autunno.
Alcune valutazioni le abbiamo già espresse e ci torneremo sopra, su altre apriremo nuovi fronti. Va bene l’avvio dei bandi ma si sta proseguendo troppo lentamente, le procedure per lo sviluppo dell’area di crisi avranno pure i loro tempi ma da noi non si avverte la messa a fuoco di un modello di sviluppo, di un’idea strategica di sviluppo, una modalità convincente di attrazione degli investitori. Si tenta di spingere i giovani all’autoimprenditorialità senza supportarli in alcun modo dal punto di vista dell’elaborazione di piani economici e progettuali (anche qui, in altre regioni diversamente si sta agendo). Si impegnano soldi nei tirocini senza alcuna ragionevole prospettiva di stabilizzazione e di “lavoro buono” per i soggetti coinvolti. Le stesse politiche attive si stanno progettando e realizzando “in salsa molisana” laddove sarebbe il caso di ragionare su come la tanta formazione che ci si ripropone di distribuire davvero apporterà un incremento delle competenze e a vere opportunità di lavoro vero e stabile (d’altra parte, in una regione dove si sono smantellati i Centri per l’impiego e la formazione professionale cosa ci si può aspettare?). Sulla creabile Zes tiriamo un velo pietoso: la Campania è pronta, la Calabria quasi, in Abruzzo il Presidente si sta muovendo (almeno stando alla stampa locale), da noi, dopo lo sbandieramento iniziale e la valorizzazione delle azioni in sede parlamentare, tutto tace.
Parlare di sviluppo e rilanciare l’azione del sindacato, peraltro, ci porterà ad incrociare i ragionamenti sulla nostra sofferente edilizia (i problemi non si risolvono solo sbloccando i finanziamenti alle imprese…), sul diffuso lavoro nero e sul caporalato in agricoltura, sul presidio del territorio da parte delle scuole o degli uffici postali o delle articolazioni delle amministrazioni statali, sulla disarmonica rete commerciale e dei servizi e l’assoluta assenza di un vero progetto per il turismo, sullo stato della nostra protezione civile messa a dura prova anche dagli incendi di questa estate, sulla nostra rete viaria e le difficoltà dei trasporti pubblici(fra la vicenda della ferrovia ei minacciati licenziamenti nell’azienda del trasporto campobassana), sui servizi per il credito ai cittadini ed agli imprenditori, sulla ricerca, l’innovazione e le opportunità offerte dalla nostra Università, sulla lotta alla povertà e per la tutela dei nostri anziani e dei soggetti più deboli (si pensi alla vicenda vergognosa della legge di iniziativa popolare per la non autosufficienza, insabbiata in qualche ufficio). E molto altro ancora, ovviamente.
Molte le questioni aperte e che si ripropongono in questo autunno che si preannuncia rovente:“Anche perché di ferie, noi, ne abbiamo fatte proprio poche.”