LEGGE DI STABILITA’: le norme introdotte del cuneo fiscale consentiranno un miserevole aumento delle retribuzioni stipendiali mensili di somme ridicole che vanno dai 5 ai 14 euro al mese. Rimane una offesa incancellabile per tutti i lavoratori!

Ci aspettavamo dal Ddl di Stabilità un taglio delle tasse che sarebbe stato certamente un primo segnale di attenzione dopo tanti anni di tasse in più per lavoratori siano essi privati che pubblici e pensionati. Ma ci siamo trovati, invece, con un ulteriore blocco dei trattamenti economici dei dipendenti pubblici già annunciato e un Ddl stabilità che affonda di più il bisturi sui dipendenti pubblici non solo decidendo di continuare con il blocco del contratto e degli stipendi a tutto il 2014 ma anche stabilizzando la vacanza contrattuale per il triennio 2015-2017”. ddlsabilità

“La Legge di Stabilità blocca l’indennità di vacanza contrattuale agli importi che i dipendenti pubblici avevano in godimento al 31 dicembre 2013, dimenticando tuttavia che nella sostanza ciò significa bloccare tutto agli importi che venivano erogati nel 2010. Ciò significa, di fatto, bloccare la contrattazione e gli stipendi per 8 anni”.

Un un affronto gravissimo, tanto più che nelle diverse amministrazioni, a causa della restrizione annuale dei fondi contrattuali, la retribuzione accessoria ormai è divenuta un lumicino con l’impoverimento e il taglio degli stipendi mensili attuali. In questa situazione e dopo circa 4 anni di blocco dei contratti e delle retribuzioni individuali, rimane urgente riavviare la stagione dei rinnovi contrattuali e non è possibile, come prevede lo stesso Ddl di Stabilità, sedersi al tavolo contrattuale e procedere all’apertura di qualsiasi trattativa di soli aspetti normativi e non anche economici. Una legge di stabilità che oltre al blocco dei contratti, al congelamento della retribuzione individuale anche per il prossimo anno, allontana la liquidazione con il diritto posticipato”.

Non si può pensare che gli operatori, soprattutto quelli degli enti locali e regione, ma ancor di più della sanità siano essi del comparto che della dirigenza, siano ancora disponibili a simili sacrifici in presenza non solo della perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni, ma anche del  blocco del turn over con gravi ripercussioni sulle responsabilità professionali. Gli operatori della sanità lavorano già in costante carenza di personale e di questo passo andrà sempre peggio, mettendo a rischio qualità del servizio e sicurezza dei cittadini. Gli operatori tutti ci chiedono una retribuzione adeguata alla loro professione e soprattutto il rinnovo del contratto ormai fermo dal 2009 con una perdita secca al momento di oltre 4 mila euro”.

“Un sindacato autonomo e libero da vincoli politici come A.S.La COBAS  deve necessariamente prendere posizione contro questa manovra e questo governo e la riunione della segreteria nazionale di mercoledi’  30  ottobre definirà le azioni da intraprendere”.

Daremo battaglia con tutti gli strumenti sindacali utili, eventualmente anche con lo sciopero, affinché il Parlamento ponga la parola fine all’accanimento contro i dipendenti pubblici. Bisogna necessariamente mettere fine nel settore pubblico alle discriminazioni che, in questi ultimi anni, hanno negato diritti essenziali, a partire dal rinnovo dei contratti e dalla riduzione della tassazione sul salario accessorio riconosciuta solo al settore privato. Come rimane improcrastinabile ricercare con urgenza tutte le soluzioni per il problema dei precari, grazie ai quali in questi anni di blocco del turn over è stata garantita la continuità dei servizi essenziali. Un Governo serio e responsabile ha il dovere di dare certezza e stabilità al loro futuro sia con la conversione del d.l. 101/2013 sulla pubblica amministrazione sia anche con la stessa legge di stabilità”.

Non è possibile affermare sempre che non vi sono le disponibilità economiche per i rinnovi contrattuali e per i precari mentre vi è un interesse solo a parole sulla moralizzazione della spesa pubblica. Il recupero di somme consistenti non passa per i tagli lineari, ma attraverso una lotta agli sprechi ed alle distorsioni in particolare del sistema degli acquisti e degli appalti. Una lotta che veda il taglio totale delle consulenze e convenzioni per dare il giusto valore, anche economico, alle professionalità interne”.

Nel settore della spesa pubblica c’è molto da rivedere perché ci sono molte inefficienze, sprechi e ruberie. C’è una spesa pubblica fuori controllo non a favore di lavoratori, famiglie e anziani. Basta vedere come sono raddoppiate in questi anni le spese di regioni e comuni, attraverso un impasto tra politica ed alcune aziende. Il Governo ed il Parlamento devono intervenire su questo fronte. Il Governo deve invece dare un segnale a favore delle persone anziane, gli inabili e dei non autosufficienti. Tutti beneficiano dei servizi pubblici ma la spesa pubblica è pagata esclusivamente per oltre il 78% dai dipendenti e pensionati a reddito fisso che non possono eludere la tassazione diretta mentre le altre categorie siano essi artigiani, commercianti, professionisti, ecc., si scelgono il modo per prelevare la tassazione, il quantum ed i tempi. Situazioni ormai insopportabili e che reclamano giustizia”.

“La nostra preoccupazione è rivolta anche al settore privato della sanità e del socio assistenziale che risente delle conseguenze di questa crisi economica e che certamente non trova benefici strutturali dalla legge di stabilità presentata. Non è possibile accettare e subire come Sindacato le regole sulle relazioni sindacali e contrattuali nel momento in cui i contratti non vengono rinnovati dal 2007 e quotidianamente riceviamo  comunicazioni da associazioni ed imprese di passaggi all’applicazione di contratti sempre più poveri o di messa in cassa integrazione per esuberi o di contratti di solidarietà. Diviene anche inverosimile leggere sul testo del ddl di stabilità all’esame del senato che le norme introdotte del cuneo fiscale consentiranno un miserevole aumento delle retribuzioni stipendiali mensili di somme ridicole che vanno dai 5 ai 14 euro al mese. Rimane una offesa incancellabile per tutti i lavoratori. E come se tutto ciò non bastasse il d.d.l. di stabilità interviene anche sull’ l’articolo 9, del dl 78/2010, convertito in legge 122/2010 per far si che diventi stabile l’obbligo di tagliare i fondi della contrattazione decentrata in proporzione al costo delle cessazioni del personale verificatesi negli anni precedenti”.

Ma non è tutto, perché lo stesso Ddl di Stabilità si accanisce sempre di più sui pubblici dipendenti anche attraverso una norma che, con l’intento di far chiarezza, afferma che le prestazioni lavorative rese in giornate di festa o festività infrasettimanali da personale inserito in servizi a turno, non costituiscono prestazioni di lavoro straordinario e che il pagamento della maggiorazione per straordinario può spettare, in questi casi, solo se si parla di prestazioni lavorative eccedenti l’orario del turno ordinario giornaliero ordinariamente previsto. Rimane poi falso asserire che non vi è stato nessun taglio alla Sanità mentre nella relazione tecnica che accompagna il ddl emerge una decurtazione di 1,150 mld nel 2015-2016 al finanziamento al Servizio Sanitario Nazionale, legato al blocco dei contratti e del turnover. Un taglio significativo ed immorale a tutto il personale della sanità. La riduzione degli stipendi e degli organici del personale come riportato nel ddl di stabilità  costituiscono non solo un affronto agli operatori ma anche un ulteriore duro colpo alla funzionalità del Servizio Sanitario Nazionale”.
Il Parlamento deve avere il coraggio di dichiarare se intende distruggere il servizio sanitario pubblico del Paese. Se al momento sono stati rinviati i tagli alla sanità al Patto della salute per non incidere, da subito, sui tagli lineari alla voce beni e servizi, ai farmaci, ai ticket perché ne avrebbe risentito fortemente tutto il sistema delle cure ai cittadini, non si capisce il perché di tagliare, con il blocco del contratto, ancora una volta le retribuzioni degli operatori che erogano le cure ai cittadini pensando che non vi saranno ripercussioni sui servizi essenziali di assistenza”.

“Chiediamo con forza al Parlamento una inversione di marcia sul d.d.l. di stabilità a favore dei dipendenti pubblici e pensionati e che si apra subito il tavolo sul rinnovo contrattuale senza condizioni.

Rimane la lotta l’unico strumento per migliorare i servizi, individuare la spesa improduttiva, introdurre i costi standard e recuperare le risorse per le retribuzioni degli operatori.

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