Legge di Stabilità 2014 in CdM: si discute di nuove assunzioni agevolate per le imprese e nuove detrazioni per i dipendenti, della nuova Service Tax (ribattezzataTRISE) che ingloba l’IMU ma con sconti sugli immobili d’impresa e di una una IRPEF fondiaria per abitazioni non prima casa, oltre ad una maggiore imposizione sulle rendite finanziarie e numerosi tagli pubblici anche in Sanità e in ambito Pensioni.
Sconti per le imprese
L’intervento più atteso è il taglio del cuneo fiscale da 5 miliardi per il 2014, divisi a metà fra imprese e dipendenti. Per le aziende, si delinea uno sconto IRAP in relazione ainuovi assunti a tempo indeterminato (fino a 15mila euro per ogni contratto). Per lestabilizzazioni è invece prevista la restituzione del contributo aggiuntivo dell’1,4% per ogni lavoratore.
Sconti per i dipendenti
L’aumento della detrazione IRPEF (da 1.338 a 1.450 euro) sul lavoro dipendente si traduce in un incremento del netto in busta paga, con meccanismo proporzionale che si annullerebbe sopra i 55-60mila euro. Il beneficio maggiore dovrebbe riguardare i redditi di 15-20mila euro lordi, che potrebbero guadagnare da 110 a 250 euro (se prevarrà la proposta di sconto più consistente).
IMU
L’IMU sulla prima casa viene abolita (tranne che sugli immobili di lusso) e sostituita dalla TRISE (ultimo, e forse definitivo, nome della Service Tax), che ingloba imposta sui rifiuti (TARES) e imposta sui servizi indivisibili del comune (illuminazione pubblica, manutenzione stradale). La parte relativa ai rifiuti (TARI) viene pagata anche dagli inquilini, la seconda (TASI) solo dai proprietari degli immobili, con un’aliquota intorno all’1 per mille oppure 1 euro a metro quadro. Per gli immobili che continueranno a pagare l’IMU, questa tassa è aggiuntiva. Per le imprese arriva la deduzione al 50% dell’IMU per gli immobili strumentali, uno sconto che viene finanziato con il ritorno dell’IRPEF fondiaria al 50% sulle abitazioni diverse dalla prima casa.
Rendite finanziarie
È uno dei provvedimenti più in forse, su cui il dibattito prosegue fino all’ultimo. L’ipotesi vede l’aliquota sulle rendite da investimenti finanziari (azioni, obbligazioni, fondi, polizze) passare dall’attuale 20% al 22%. Niente aumento per gli investimenti a tassazione agevolata al 12,5%, come i titoli di stato. Non è chiaro cosa succederebbe a conti correnti, conti deposito, libretti di risparmio.
Cassa Integrazione
Ci sarà un decreto collegato alla manovra con i 330 milioni per rifinanziare la CIG in deroga per l’intero 2013, mentre nel Ddl ci saranno 600 milioni per il 2014.
Pensioni
Altro capitolo caldo, con possibili cambiamenti. Sembra certo lo stop all’indicizzazione per il 2014 degli assegni sopra sei volte il minimo, quindi sopra i 3 mila euro. E non si esclude che anche i trattamenti più bassi, sopra tre volte il minimo (intorno ai 1500 euro), vengano rivalutati in misura ridotta. Spunta anche l’ipotesi di un nuovocontributo di solidarietà per le pensioni superiori ai 100 mila euro lordi annui, pari al 5% fino a 150mila euro, al 10% fino a 200mila, al 15% sopra questa cifra (sempre da calcolare sulla parte eccedente). Per superare lo scoglio rappresentato dalla pronuncia della Corte Costituzionale contro il precedente prelievo di solidarietà, si fanno confluire i risparmi nelle gestioni previdenziali obbligatorie di appartenenza. In parole semplici, i soldi non vanno genericamente allo Stato (comportando quindi un onere iniquo a carico dei soli pensionati), ma restano nel sistema previdenziale. Bisogna vedere se questo meccanismo supera il rilievo di incostituzionalità.
Stipendi pubblici
Qui c’è una sforbiciata sostanziosa: un taglio del 10% sugli straordinari dei dipendenti pubblici (escluse forze dell’ordine e militari), blocco della contrattazione(quindi niente rinnovi) fino a tutto il 2014, e un tetto all’indennità di vacanza contrattuale, che verrà prevista quando arriveranno i rinnovi per compensare i ritardi, nuova stretta sul turn over (la sostituzione di chi va in pensione) fino al 2018, allungamento dei tempi di pagamento del TFR.
Tagli alla sanità
Si parla di una riduzione della spesa pari ad oltre 4 miliardi in tre anni: riduzione dei fondi del Fondo sanitario nazionale, nuovi tetti per la spesa farmaceutica e ospedaliera, meno fondi per le strutture accreditate. C’è il rischio che non si riesca ad evitare l’aumento del ticket per farmaci e visite specialistiche. Anche questo è uno dei capitoli su cui è intensa la discussione, per cui non si escludono cambiamenti, nello sforzo di ridurre il sacrificio per il servizio sanitario nazionale.