Dagli anni 90″che molti datori di lavoro “poco seri” continuano a sfruttare migliaia di ragazzi e ragazze in cambio di un po’ d’esperienza e della possibilità di scrivere nei loro curriculum che hanno passato un periodo di tempo nel mondo del lavoro.
Sono pronti ad approfittare di chiunque sia disposto a sottoporsi a quello che gli americani chiamano internship e qui “esperienza di lavoro”. In altre parole: sfruttano i giovani che vogliono fare esperienze lavorative e sono disposti a lavorare gratis, per settimane o perfino mesi.
Questo sistema, che qualcuno considera una truffa, è cominciato alla metà degli anni novanta. All’epoca ci fu un notevole aumento dei corsi di formazione (che permolte scuole private affamate di soldi sono titoli di studio facile da offrire a potenziali studenti), unito a una diminuzione dei posti di lavoro. Da questo squilibrio tra aspiranti lavoratori e posti disponibili è nata “l’esperienza di lavoro”, una soluzione che in teoria avrebbe dovuto accontentare tutti. I giovani fanno esperienza, forse imparano anche qualcosa, e molte aziende hanno personale gratis.
All’inizio erano tutti figli di dipendenti, ma poi si è sparsa la voce.
Sono sotto la stretta supervisione dei capi reparto più anziani o dei capuffici e alcuni rispondono magnificamente, lavorando in modo intelligente e fermandosi volentieri anche dopo l’orario stabilito.
I veri sfortunati sono quelli a cui non viene affidato nessun compito, a volte perché mostrano poco talento e scarso entusiasmo. Molto raramente, se uno stagista sembra davvero promettente, gli assegnano mansioni importanti.
Ormai siamo arrivati a far conto su queste persone per svolgere i lavori piu’ faticosi. Senza gli stagisti non potremmo farlo.
Allora è un sistema vantaggioso per tutti? Non proprio, perché ci sono tre aspetti del sistema che non ci piacciono. Primo: dato che non li paghiamo (e non possiamo permettercelo e se fossimo obbligati a farlo dovremmo rinunciarci), qualcuno deve dargli da mangiare, da bere, una casa e soldi da spendere. E di solito quel qualcuno sono i loro genitori.
Secondo: ormai per chiunque speri di trovare un lavoro è indispensabile poter mettere nel suo curriculum una serie di esperienze. Di conseguenza questo sistema diventa una forma di discriminazione di classe. Se i vostri genitori non possono permettersi di mantenervi per mesi mentre lavorate gratis, in pratica siete esclusi dal mondo del lavoro.
Terzo: ora che molte aziende hanno a disposizione questo personale gratuito , il numero di assunzioni è diminuito.
La soluzione che suggeramo al Governo è di chiedere alle aziende di creare un piccolo fondo. Gli aspiranti stagisti potrebbero chiedere una borsa di studio, e solo quelli che la ottengono potrebbero lavorare.
Il numero degli stagisti si ridurrebbe molto ma il metodo sarebbe più giusto e allontanerebbe il sospetto di sfruttamento. Garantirebbe anche che chiunque voglia entrare nel mondo del lavoro sia giudicato in base alle sue capacità e non dal conto in banca dei suoi genitori.