L’Italia sta affondando per pagare gli interessi alle banche

L’Italia sta affondando per pagare gli interessi alle banche,L'Italia sta affondando per pagare gli interessi alle banche interne ed estere, grandi acquirenti dei titoli di stato. Il costo del debito pubblico è il cappio al collo degli stipendi, dei servizi sociali, del lavoro: tutto viene sacrificato sull’altare delle banche. Le quali, mai soddisfatte, continuano ad imporre rendimenti sui titoli sempre più alti come condizione del loro acquisto. E’ una pratica di usura. Che però invece di essere condannata, diventa il riferimento centrale dei programmi del governo .

Solo l’irruzione di una rivolta sociale può spezzare questa spirale di rovina: rifiutando il pagamento del debito pubblico alle banche e nazionalizzandole. In tutto il mondo il debito pubblico è stato alimentato dalle banche e dalle imprese: prima con la detassazione dei loro profitti e patrimoni ( anni 80 e 90), poi col gigantesco soccorso pubblico da parte degli stati nel momento della crisi. Non possono essere le vittime sociali di queste politiche a pagare, per la seconda volta, il conto lasciato  dai banchieri.

Ogni altra “soluzione” politica è semplicemente un inganno, che maschera la difesa del presente


Il governo LETTA  di “larghe intese”  è e sarà il programma della BCE e dei padroni: nuove centinaia di miliardi da destinare al pagamento degli interessi alle banche, nuova flessibilità in uscita per i lavoratori ( licenziamenti), nuova ondata di privatizzazioni, ulteriore colpo alle pensioni .

Come in occasione della crisi della Prima Repubblica, le classi dominanti cercano di risolvere a proprio vantaggio l’attuale crisi politica e istituzionale. Va impedito.

Ma può essere impedito solo dall’irruzione sulla scena di una sollevazione operaia e popolare: solo la classe operaia e le più larghe masse possono fare piazza pulita di sfruttamento e malaffare, e costruire un ordine nuovo della società.

Che tagli il cappio del debito pubblico, espropri le banche ( con garanzia per il piccolo risparmio), blocchi i licenziamenti, ripartisca il lavoro, realizzi il controllo dei lavoratori sulla produzione, promuova un grande piano di piccole opere al servizio del lavoro, dell’ambiente, dei beni comuni. 

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