Ma come si fa, cari elettori del PD, a sopportare di essere trattati da deficienti, quando due mesi fa avete votato per avere un governo di cambiamento, di fuoriuscita dal berlusconismo, e oggi vi trovate il più democristiano dei dirigenti del partito a raccontarvi la balla che per senso di responsabilità si deve fare il governo con Berlusconi?
E la responsabilità verso la volontà degli elettori? Si può forse parlare di democrazia se il tuo partito fa esattamente il contrario di ciò che ti ha promesso in campagna elettorale?
E se ciò avviene sotto la regia di un Presidente della Repubblica che fa politica da una vita, e in particolare si è sempre schierato, dal compromesso storico in poi, a favore di soluzioni “marmellata” in cui tutti possono affondare le dita, senza una grande differenza tra governo e opposizione?
Ma dove siamo arrivati? Il regime partitocratico si è fatto sistema, ci ha tolto pure le preferenze e i segretari decidono chi far salire a bordo, in genere persone mediocri e ricattabili che devono solo schiacciare bottoni a comando. E ora si permettono pure di fare il contrario della volontà espressa dai propri elettori, con una disinvoltura da delinquenti abituali, abituati da decenni a prendere per il culo militanti e cittadini, corrotti dai privilegi e dalla bramosia di resistere al potere a tutti i costi.
Ma la cosa più odiosa è la straordinaria disinvoltura con cui mentono. Giovedì l’incaricato di formare il nuovo governo, Enrico Letta, accusava il M5S di troppa rigidità, di dire troppi no, dimenticando fraudolentemente che il PD aveva detto NO a sottoscrivere la rinuncia ai rimborsi elettorali (come ha fatto il M5S), cosa ritenuta significativa per aprire un dialogo, aveva detto no a votare in Parlamento per l’applicazione della legge del 1957 che prevede l’ineleggibilità di chi ha concessioni pubbliche, che avrebbe messo fuori gioco il Caimano, aveva detto no a Rodotà Presidente anche se suoi militanti ed elettori occupavano sedi e piazza per dimostrare la propria adesione alla elezione di Rodotà.
È il bue che dice cornuto all’asino, e quando in politica le parole diventano inconsistenti, slegate dai fatti e dalla verità, a colpi di chi le spara più grosse o con le solite frasi fatte, ecco che si materializza “l’antipolitica”, il rifiuto di questo ridicolo teatrino che allontana le persone perbene dalla partecipazione alla “res pubblica”.
L’incarico a Letta è comunque la cosa più indecente che si è mai vista: un democristiano doc, pienamente in sintonia e continuità con la politica oligarchica di Napolitano, con uno zio culo e camicia con Berlusconi, esponente di un partito che insieme al PDL ha governato lo sfascio degli ultimi 20 anni, diventa la medicina per l’Italia moribonda, con la stessa logica con cui si metterebbero i lupi a guardia del gregge.
Auspico solo che gli elettori del partito di Letta si rendano conto una buona volta che continuare su quella strada è da masochisti e sciocchi, e che da sudditi possono passare nel ruolo dei protagonisti, rifiutando questa falsa democrazia delegata, attraverso nuovi istituti come il Referendum propositivo senza quorum, due legislature e poi a casa, l’elezione diretta del presidente RAI con tutti i poteri, la regola che stabilisce che tutte le decisione del vertice vanno ratificate dagli iscritti via internet, e che i deputati al Parlamento sono scelti dai cittadini sul territorio e non dai vertici di partito. L’Antipolitica è servita?