Sono irrimediabilmente a rischio la prospettiva industriale e occupazionale. Le crisi in Italia, Germania e Belgio, relative ai gruppi Stellantis e VW – Audi, rischiano di produrre un terremoto per tutta l’industria dell’automotive nel continente, mentre Usa e Cina difendono l’industria con fortissimi investimenti. Sono urgenti risposte da parte della UE, Governo, Stellantis e aziende della componentistica.
La Commissione Europea deve stanziare tutte le risorse necessarie a sostenere e proteggere il settore. Deve imprimere più forza ai cambiamenti tecnologici, accompagnandoli con un piano di salvaguardia occupazionale, che non escluda il blocco dei licenziamenti, formazione, ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, riduzione dell’orario di lavoro. Non si può accettare una transizione contro il lavoro.
Il Governo deve concretizzare il confronto iniziato più di un anno fa al Mimit: attuare un piano strategico con Stellantis e con le aziende della componentistica. Il settore è strategico e trasversale rispetto alle competenze di più Ministeri, quindi non più procrastinabile il coinvolgimento della Presidenza del Consiglio e dell’AD di Stellantis, che insieme alle organizzazioni sindacali, determinino le prospettive dell’automotive nel nostro Paese, per poter dare risposte positive ai lavoratori degli stabilimenti Stellantis, ma anche a tutti coloro che lavorano nelle aziende della componentistica. Servono risorse pubbliche vincolate a precisi impegni di tenuta occupazionale da parte delle imprese. Non solo incentivi per l’acquisto. Per di più, tra i tanti problemi del settore, l’Europa e il Governo devono affrontare al più presto quello che riguarda il costo dell’energia.
Il piano industriale di Stellantis deve prevedere missioni produttive sufficienti a saturare tutte le fabbriche, nonché investimenti negli enti di ricerca e più in generale negli enti centrali. Questo a maggior ragione ora che la situazione è molto critica: volumi produttivi ancora in progressivo calo, l’utilizzo degli ammortizzatori sociali sta crescendo ovunque e, in molti casi, siamo ormai prossimi al massimo consentito dalle attuali normative di legge, nonostante la continua e progressiva riduzione del numero complessivo degli addetti.
Sono già molte le vertenze di aziende della componentistica, molte anche non metalmeccaniche. Gli ammortizzatori sociali stanno terminando. Molte imprese di piccole o piccolissime dimensioni già hanno chiuso. Inoltre è avanzato un processo di spostamento delle aziende della componentistica verso altri paesi europei ed extraeuropei.
Bisogna aumentare il numero dei veicoli prodotti nel paese con l’assegnazione della piattaforma small e la produzione di modelli mass market. Nuovi produttori possono essere un’opportunità se in aggiunta dell’attuale presidio industriale e, come avviene in altri paesi europei, dovranno essere vincolati dal Governo anche alla partecipazione diretta dello Stato negli asset societari per la valorizzazione della catena di fornitura del nostro Paese e al rispetto delle norme e dei contratti nazionali.
Contro la chiusura degli stabilimenti in corso in Europa, negli Usa e nelle altre parti del mondo, siamo impegnati a costruire una rete globale per il lavoro e i diritti dei lavoratori nel settore automotive. IndustriAll Europe e Global Union devono costruire un piano comune di valutazione, richieste e mobilitazione nei confronti delle istituzioni e delle imprese a partire da quelle Europee.
Per tutto questo venerdì 18 ottobre ci sarà lo DEL SETTORE AUTOMOTIVE