Dopo il rogo e le tante proteste, s’infiamma ancora la questione irrisolta di Città della Scienza. «Inefficienza della Regione, Caldoro e la sua giunta avevano promesso il trasferimento e la messa in sicurezza di tutti i lavoratori di “Campania innovazione”». È il grido del rappresentante sindacale, Antonio Vitiello, che da sfogo ai problemi di tutti i lavoratori della società «in house». La legge 15, ovvero il riordino delle partecipate, approvata a settembre 2013, «è stata applicata male e poco – afferma Vitiello- ha salvato solo i manager, Imperiale e Zollo, mentre doveva far confluire tutti i lavoratori in «Sviluppo Campania». E aggiunge: «La continuità lavorativa non si può avere se lo stipendio non viene retribuito, abbiamo nove stipendi arretrati ed è colpa dell’immobilismo della Regione». I lavoratori in sit in raccontano il dramma che s’allunga sulle loro famiglie.
Irresponsabile e indecente il modo con il quale la Regione sta gestendo la vicenda del riordino delle società partecipate che si occupano di sviluppo in Campania .
Sono ormai tantissimi i segnali di disagio da parte dei lavoratori, che dovrebbero transitare nella società regionale Sviluppo Campania, come previsto dall’articolo 1 della legge 15 ‘Disposizioni in materia di razionalizzazione delle società partecipate dalla Regione Campania del polo sviluppo, ricerca e Ict’, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale nella seduta del 25 ottobre 2013, ma ancora al palo.
Una Regione senza bussola e sempre più allo sbando: dalla Tess, con i lavoratori ancora in attesa dei pagamenti della cassa integrazione nonostante le rassicurazioni ricevute nelle scorse settimane, all’Isve, i cui dipendenti sono senza stipendio addirittura dal maggio 2013, fino all’ultimo caso di Città della Scienza, dove le mensilità arretrate sono nove, si raccolgono i frutti dell’immobilismo e della incapacità di Caldoro e della sua giunta che non decide o non lo fa nei tempi adeguati, aggravando di fatto le situazioni di disagio e di sofferenza per i lavoratori e per le loro famiglie, oltre ad appesantire costantemente il quadro debitorio delle società a causa della loro inattività.